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Prescrizione Cartelle Esattoriali 2025

Come far valere la prescrizione e cosa cambia con l’intimazione di pagamento secondo la Cassazione 28706/2025

Avv. Daniele Bertaggia di Avv. Daniele Bertaggia
Novembre 14, 2025
in Civile, News giuridico finanziarie
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PRESCRIZIONE CARTELLE ESATTORIALI 2025
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Agenzia delle Entrate, la prescrizione delle cartelle esattoriali non è automatica, ecco cosa devi fare: nuova sentenza

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  • Agenzia delle Entrate, la prescrizione delle cartelle esattoriali non è automatica, ecco cosa devi fare: nuova sentenza
    • Prescrizione cartelle esattoriali e intimazione di pagamento: cosa cambia con la Cassazione 28706/2025
    • Tabella riepilogativa dei termini di prescrizione delle cartelle esattoriali
    • Il caso deciso dalla Cassazione con l’ordinanza n. 28706/2025
    • Cosa deve fare il contribuente quando riceve un’intimazione di pagamento
    • Riforma della riscossione e discarico automatico: non è prescrizione
    • Conclusioni: perché l’intimazione è il momento decisivo per far valere la prescrizione
    • Domande frequenti sulla prescrizione delle cartelle e sull’intimazione di pagamento
Fisco –
07/11/2025 –
REDAZIONE GIURIDICA→
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Prescrizione cartelle esattoriali e intimazione di pagamento: cosa cambia con la Cassazione 28706/2025

Con l’ordinanza n. 28706 del 30 ottobre 2025 la Cassazione conferma un principio decisivo:
se il contribuente non impugna l’intimazione di pagamento entro 60 giorni, perde la possibilità di eccepire la prescrizione maturata prima della sua notifica.

  • Prescrizione non automatica: i termini scadono, ma vanno fatti valere con un ricorso tempestivo.
  • Atto chiave: l’intimazione di pagamento ex art. 50 DPR 602/1973 è un atto tipico e autonomamente impugnabile.
  • Silenzio pericoloso: non reagire all’intimazione significa cristallizzare il debito iscritto a ruolo.
  • Termini di prescrizione: 10 anni per molte imposte statali, 5 anni per tributi locali, contributi e sanzioni, 3 anni per bollo auto.
  • Nuova riscossione: dal 2025 discarico automatico dei ruoli dopo 5 anni, che però non estingue il debito.

La Cassazione chiarisce che la prescrizione delle cartelle esattoriali va eccepita impugnando subito l’intimazione di pagamento. Chi tace perde la possibilità di far valere l’estinzione del debito fiscale.

Nel contenzioso tributario, uno dei temi che genera maggiore incertezza è quello della prescrizione delle cartelle esattoriali. Cosa accade se, dopo anni di inattività, arriva un’intimazione di pagamento? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 28706 del 30 ottobre 2025, ha chiarito che la prescrizione si può far valere solo impugnando tempestivamente quell’atto, non in un momento successivo. Ignorarlo significa rinunciare per sempre alla possibilità di eccepire l’estinzione del credito.

La pronuncia si inserisce nel solco delle decisioni più recenti in tema di prescrizione delle cartelle esattoriali e di
intimazione di pagamento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, rafforzando l’idea che questo atto
non sia un semplice sollecito ma il momento decisivo in cui il contribuente deve far valere i propri diritti.

La prescrizione dei debiti fiscali è uno degli strumenti più delicati di tutela del contribuente. I termini variano a seconda della natura del tributo:

  • 10 anni per le imposte statali come IRPEF, IVA, IRES, imposta di bollo e di registro;
  • 5 anni per tributi locali, sanzioni amministrative e contributi previdenziali INPS e INAIL;
  • 3 anni per il bollo auto.

Tabella riepilogativa dei termini di prescrizione delle cartelle esattoriali

Tipo di debito Esempi Termine di prescrizione
Imposte statali (cartelle erariali) IRPEF, IVA, IRES, imposta di registro, imposta di bollo, IRAP 10 anni, salvo diversi termini specifici previsti dalla legge
Tributi locali e altre entrate IMU, TARI, TASI, canone unico patrimoniale, entrate patrimoniali enti locali 5 anni
Contributi previdenziali Contributi INPS e INAIL iscritti a ruolo 5 anni (salve eccezioni particolari)
Sanzioni e interessi Sanzioni tributarie, multe stradali, interessi di mora In via generale 5 anni
Bollo auto (tassa automobilistica) Cartelle per tassa automobilistica regionale 3 anni dalla scadenza del tributo, salvi gli atti interruttivi notificati nei termini

Superati questi termini, il credito si estingue, ma non automaticamente, in quanto serve un atto concreto di opposizione. Proprio su questo punto è intervenuta la Cassazione, chiarendo che il silenzio del contribuente di fronte a un’intimazione di pagamento equivale a un’accettazione tacita del debito, con la conseguente “cristallizzazione” dell’obbligazione tributaria.

La tematica è resa ancora più attuale dalle novità introdotte dal Decreto Legislativo 29 luglio 2024, n. 110
(c.d. Decreto Riscossione), che dal 2025 ha previsto il discarico automatico dei ruoli dopo 5 anni di mancata riscossione.
Attenzione però: il discarico riguarda il rapporto tra Agenzia delle Entrate-Riscossione ed ente creditore e non
comporta automaticamente la prescrizione o l’estinzione del debito in capo al contribuente.

Il caso deciso dalla Cassazione con l’ordinanza n. 28706/2025

Il caso oggetto della pronuncia nasce da un preavviso di fermo amministrativo notificato a una contribuente nel 2017, per un debito complessivo di oltre 266mila euro relativo a imposte e contributi. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto il ricorso, annullando tre cartelle e confermandone due, per un importo residuo di circa 85mila euro. La contribuente impugnava la decisione dinanzi alla C.T.R. Sicilia, sostenendo che una delle cartelle fosse nulla o prescritta, poiché tra la notifica (2001) e l’intimazione (2012) erano trascorsi più di dieci anni.

La C.T.R. le dava ragione, ma l’Agenzia delle Entrate Riscossione ricorreva per Cassazione, lamentando la violazione degli artt. 19 e 21 del D.Lgs. 546/1992. Secondo l’Ente la prescrizione andava eccepita mediante impugnazione dell’intimazione di pagamento entro 60 giorni, non con il successivo ricorso contro il preavviso di fermo.

La Quinta Sezione Civile della Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ribaltando la sentenza d’appello e rigettando nel merito la domanda della contribuente.

La Corte sottolinea che il contribuente, nel caso concreto, ha scelto di impugnare solo il preavviso di fermo amministrativo,
trascurando l’intimazione di pagamento. Proprio questa inerzia ha determinato, secondo la Cassazione, la cristallizzazione definitiva del credito
per le somme richieste con la cartella collegata all’intimazione non contestata.

La motivazione si fonda su un principio di diritto consolidato, secondo cui l’intimazione di pagamento prevista dall’art. 50 delle disp. risc. imp. redditi, co. 2, è un atto autonomamente impugnabile, perfettamente equiparabile all’avviso di mora di cui all’art. 46 delle disp. risc. imp. redditi.
Poiché quest’ultimo è espressamente menzionato dall’art. 19, co. 1, lett. e), del D.Lgs. 546/1992 tra gli atti impugnabili, anche l’intimazione rientra a pieno titolo in tale categoria.

Ciò significa che il contribuente ha l’onere di proporre ricorso contro l’intimazione entro 60 giorni dalla notifica, se intende far valere la prescrizione o qualsiasi altro vizio del credito.
Non è sufficiente attendere un successivo atto, come un pignoramento o un fermo amministrativo, in quanto quel silenzio comporta la cristallizzazione definitiva del debito.

La Corte richiama un orientamento già consolidato, citando in particolare Cass. n. 6436/2025, Cass. n. 20476/2025 e le Sezioni Unite n. 8279/2008 e n. 26817/2024. Secondo tale orientamento, l’intimazione di pagamento non è un semplice sollecito, ma rappresenta il momento conclusivo e vincolante in cui il contribuente può far valere eventuali vizi della cartella originaria, anche nel caso in cui la stessa sia stata notificata irregolarmente o mai ricevuta. Pertanto, ignorare l’intimazione significa lasciare che la pretesa fiscale si consolidi e diventi inoppugnabile, impedendo qualsiasi futura eccezione.

Cosa deve fare il contribuente quando riceve un’intimazione di pagamento

Alla luce dell’ordinanza 28706/2025 e delle altre pronunce richiamate, ricevere un’intimazione di pagamento
dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è un passaggio cruciale. In particolare, occorre:

Passo Cosa fare concretamente
1. Verificare le date Controllare la data di notifica delle cartelle esattoriali richiamate e la data di notifica dell’intimazione di pagamento.
2. Calcolare la prescrizione Applicare il termine corretto (10, 5 o 3 anni) tenendo conto di eventuali atti interruttivi notificati nel frattempo.
3. Ricostruire la sequenza degli atti Verificare che le cartelle e gli altri atti (solleciti, avvisi, intimazioni precedenti) siano stati regolarmente notificati.
4. Valutare subito il ricorso Se emergono profili di prescrizione o altri vizi (difetto di notifica, errori di calcolo, debiti già pagati), occorre predisporre il ricorso entro 60 giorni.
5. Farsi assistere da un legale Affidarsi a un avvocato esperto di contenzioso tributario per impostare la strategia difensiva, allegare la documentazione corretta e rispettare i termini processuali.

È importante distinguere, inoltre, tra prescrizione e decurtazioni “automatiche” del magazzino cartelle previste dalla riforma della riscossione:
solo la prescrizione, fatta valere davanti al giudice, determina l’estinzione del credito in senso sostanziale.

Riforma della riscossione e discarico automatico: non è prescrizione

Dal 2025 il Decreto Riscossione (D.Lgs. 110/2024) ha introdotto il discarico automatico dei ruoli non riscossi entro cinque anni dall’affidamento
all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ciò significa che, decorso tale periodo, il carico viene restituito all’ente creditore e non rimane più in gestione
all’agente della riscossione, che viene “alleggerito” dal magazzino storico.

Tuttavia, questo meccanismo non coincide con la prescrizione:

  • il debito può essere ancora giuridicamente esistente;
  • l’ente creditore può valutare forme di riaffidamento, definizione agevolata o rinuncia;
  • i termini di prescrizione continuano a decorrere secondo le regole ordinarie dei singoli tributi.

Per questo, anche alla luce della recente giurisprudenza sulla cristallizzazione della pretesa in caso di intimazione non impugnata,
è fondamentale non confondere discarico amministrativo e prescrizione sostanziale.

Conclusioni: perché l’intimazione è il momento decisivo per far valere la prescrizione

L’ordinanza n. 28706/2025 della Cassazione conferma un messaggio molto chiaro per i contribuenti:
la prescrizione delle cartelle esattoriali non opera in modo automatico e non può essere fatta valere in qualunque momento.
Quando entra in gioco l’intimazione di pagamento, questa diventa il punto di non ritorno:

  • se l’intimazione viene impugnata nei 60 giorni, il giudice potrà valutare la prescrizione maturata prima della sua notifica;
  • se l’intimazione non viene impugnata, il debito si consolida e la prescrizione pregressa non potrà più essere eccepita in sede di impugnazione di atti successivi (pignoramenti, fermi, ipoteche).

Perché rivolgersi allo Studio Legale BertaggiaLo Studio Legale Bertaggia assiste contribuenti, professionisti e imprese nella gestione di:

  • contestazioni di intimazioni di pagamento e altri atti della riscossione;
  • verifica della prescrizione e di eventuali vizi di notifica delle cartelle;
  • ricostruzione completa degli atti interruttivi e dei termini decadenziali e prescrizionali;
  • strategie difensive alla luce delle più recenti pronunce della Cassazione e della riforma della riscossione.

In presenza di intimazioni di pagamento, preavvisi di fermo, pignoramenti o richieste su vecchie cartelle,
rivolgersi tempestivamente allo Studio Legale Bertaggia consente di:

  • non perdere i termini per eccepire la prescrizione o altri vizi dell’atto;
  • valutare se esistono margini per una cancellazione totale o parziale del debito o per una gestione agevolata;
  • evitare la cristallizzazione di pretese fiscali che, se non contestate, diventano definitive.

Ogni intimazione di pagamento va letta come un ultimo avviso prima dell’esecuzione forzata e non come un semplice promemoria:
l’intervento di un avvocato tributarista può fare la differenza tra pagare un debito prescritto o far valere efficacemente i propri diritti.

Domande frequenti sulla prescrizione delle cartelle e sull’intimazione di pagamento

La prescrizione delle cartelle esattoriali è automatica?

No. Anche se decorrono i termini di legge, la prescrizione non opera da sola:
deve essere eccepita dal contribuente con un ricorso davanti al giudice competente.
Se nel frattempo viene notificata un’intimazione di pagamento, l’eccezione di prescrizione maturata fino a quella data
deve essere fatta valere impugnando proprio l’intimazione, altrimenti la pretesa si consolida.

Entro quanti giorni devo impugnare l’intimazione di pagamento?

In via generale, per gli atti tributari disciplinati dal D.Lgs. 546/1992,
il termine è di 60 giorni dalla notifica dell’intimazione di pagamento.
Si tratta di un termine di decadenza: trascorso senza proporre ricorso, l’intimazione diventa definitiva
e non sarà più possibile far valere la prescrizione maturata prima della sua notifica.

Cosa succede se non impugno l’intimazione di pagamento?

Secondo l’orientamento oggi prevalente della Cassazione, l’intimazione non impugnata comporta la
cristallizzazione della pretesa tributaria.
In pratica, il contribuente:

  • non può più eccepire la prescrizione maturata prima della notifica dell’intimazione;
  • potrà contestare solo vizi propri di eventuali atti successivi (esecuzione, pignoramenti, fermi), non i vizi “a monte” del credito già consolidato.
Il discarico automatico dopo 5 anni significa che il mio debito è cancellato?

No. Il discarico automatico introdotto dal Decreto Riscossione riguarda il rapporto tra
Agenzia delle Entrate-Riscossione ed ente creditore e serve a liberare l’agente da ruoli
non più recuperabili, restituendoli all’ente. La prescrizione del debito segue invece le proprie regole
(10, 5 o 3 anni a seconda dei casi) e deve essere fatta valere dal contribuente in giudizio.

Quando conviene rivolgersi allo Studio Legale Bertaggia?

È consigliabile rivolgersi allo Studio Legale Bertaggia:

  • subito dopo la notifica di un’intimazione di pagamento o di un preavviso di fermo/pignoramento;
  • in presenza di vecchie cartelle o debiti che potrebbero essere prescritti;
  • per valutare l’impatto delle nuove regole sul discarico automatico e delle ultime sentenze della Cassazione sulla cristallizzazione del credito.

Un intervento tempestivo consente di non perdere termini e opportunità difensive, soprattutto quando è in gioco
la possibilità di far valere la prescrizione o altri vizi della pretesa fiscale.

Disclaimer: le informazioni sono di carattere generale e non costituiscono consulenza legale o fiscale. Le policy bancarie cambiano senza preavviso; si raccomanda valutazione professionale personalizzata.© 2025 Studio Legale Internazionale Bertaggia – www.avvocatobertaggia.org

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Autore. Studio Legale Internazionale Bertaggia – Titolo CONTO ESTERO 2025 GUIDA, in www.avvocatobertaggia.com/blog

La presente Scheda ha scopi esclusivamente informativi, non impegna in alcun modo né la redazione online né lo Studio Legale Internazionale Bertaggia. Non prendere mai decisioni fiscali o giuridiche senza prima avere consultato un avvocato esperto nella materia.

Articolo aggiornato al 11 Novembre 2025

 

 

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